ENTI INUTILI? CE NE SONO GIA’ TANTI IN CASA LEGA. NON E’ IL CASO DELLA SVIMEZ

La guerra sull’Autonomia differenziata procede senza esclusione di colpi. Calderoli minaccia le dimissioni, Zaia perde le staffe e un suo parlamentare interroga il governo sull’ utilità dell’associazione Svimez perchè costerebbe 1,7 milioni all’anno. Di zavorre inutili nel bilancio dello Stato ne abbiamo oltre 500 che costano oltre 10 miliardi all’anno, ma il deputato della Lega Stefani fa finta di non saperlo.

Non si sa, con precisione, né quanti sono né quanto costano gli enti inutili. È dal 1956 che i governi hanno tentato di chiuderne alcuni. Ci sono voluti cinquant’anni e qualcuno è addirittura scampato al bisturi. Ma fra la Prima e la Seconda Repubblica, sono continuati a spuntare come funghi. 

Il primo ad accorgersene fu Roberto Calderoli, l’incendiario ministro della semplificazione, che adesso vuole differenziare l’Autonomia regionale e spaccare il Paese per tornare agli staterelli. All’epoca voleva bruciare in un unico falò leggi ed enti inutili. Ne individuò 1.612, per la maggior parte addirittura “dannosi”. Ma la montagna partorì il topolino, il Parlamento arenò tutto e ci fu anche uno spreco: stare in mezzo al guado senza semplificare non è stato forse uno spreco di risorse? Va ricordato come l’insediamento del ministro della semplificazione avvenne per tagliare i rami secchi e la ragnatela di istituti vigilati, partecipate, consorzi, comunità montane, fondazioni, comitati e associazioni in difesa di qualcosa o di qualcuno. Ci ha provato la Lega, in passato, ma ha dovuto desistere a favore di obiettivi che oggi potremmo definire più chirurgici.

 

Lega nel panico

Nella Lega sono un pò disperati perchè temono che il progetto di Autonomia Calderoli possa arenarsi nelle secche del Parlamento. Quel progetto non piace a nessuno. Si registra un prevalente sentimento negativo. Dai sindacati agli Uffici studi del Parlamento, dalle Confederazioni industriali, alle gerarchie della Chiesa, dagli economisti alle regioni del Sud. Tutti i sondaggi dicono No: con questa legge aumenterebbe il divario fra nord e sud e c’è persino una petizione di migliaia di italiani che si oppone fermamente oltre ad una legge costituzionale di iniziativa popolare che ha già raccolto più di 100 mila firme.

Gli appelli alla mobilitazione servono proprio a sollecitare gli italiani. E proprio perchè il Paese si sta mobilitando, la Lega alza i toni, prima con Calderoli che minaccia le dimissioni in caso di ennesimo insuccesso, poi con Zaia che ritiene il Dossier pubblicato dal Senatouna mossa da disperati”. Un parlamentare Veneto, in preda ai nervi, ha addirittura interrogato il governo sull’utilità di Svimez, dimenticando che il suo partito ci ha già provato in passato.

Infatti, le ultime dichiarazioni sull’Autonomia differenziata degli studiosi della Svimez, l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, devono aver infastidito parecchio gli uomini della Lega.

La mosca al naso questa volta è saltata ad Alberto Stefani, deputato e commissario Lega in Veneto, che ha presentato un’interrogazione ai ministeri degli Affari regionali e dell’Economia sui finanziamenti statali concessi a Svimez e per sapere a che titolo e con quali competenze Svimez collabori con gli organi dello Stato e con le regioni meridionali.

 

Riflettori puntati su SVIMEZ

Dal testo dell’interrogazione si evince che Svimez:

E’ un’associazione privata e senza fini di lucro. Elabora ogni anno un Rapporto sull’economia e sulla società del Mezzogiorno ed è considerato il principale documento di analisi sull’andamento dell’economia e della società meridionale e sulle politiche di sviluppo del nostro Paese. Non chiaro però perchè usufruisca di un contributo statale di euro 1.700.000 annui avendo 16 dipendenti, di cui 4 dirigenti. Tra l’altro per l’anno 2021 è stato sostenuto un costo per il personale di euro 1.321.717. Tra i soci sostenitori, inalotre, è presente anche Banca d’Italia che versa 10.300 euro di quota associativa annua. Serve chiarire a che titolo operi. Dopo le ultime esternazioni risulta difficile pensare che gli studi di questo ente siano redatti in modo imparziale e oggettivo”.

Ciò che rammarica è quella che appare come una sostanziale, superficiale, scarsa conoscenza dell’origine, dei compiti e delle funzioni di SVIMEZ, da parte di esponenti parlamentari leghisti. Il loro è un giudizio superficiale di una parte politica schierata per pregiudizi ideologici contro ogni rappresentanza dello Stato. Una forza ispirata da teoremi più o meno federalistici, che hanno tentato più volte di negare la stessa unitarietà dell’ordinamento.

L’ On Stefani sicuramente è un profano in materia, anche a causa della sua giovane età. Altrimenti dovrebbe spiegarci, perchè una potenza industriale come l’Italia non possa fare a meno dell’istituto veneziano per la conservazione della gondola e la tutela, ovviamente, del gondoliere? E che dire del Centro piemontese studi africani inserito nella black List della Corte dei conti?

 

Un pò di cultura e storia economica non guasterebbe

L’ On Stefani farebbe bene a visitare il sito della Svimez per conoscere la storia e capire il ruolo importante che questa associazione ha avuto nel Paese sin dal 1946:

  • ha posto il problema della industrializzazione del Mezzogiorno al centro della politica economica nazionale, nella convinzione che da esso non possa prescindersi se si vuole ridurre progressivamente il divario con il resto del Paese; 
  • a sostegno di una politica di industrializzazione furono chiamate a collaborare forze imprenditoriali, scientifiche e finanziarie dell’intero Paese in un’Associazione, espressione associativa di idee e di iniziative presenti nella società nazionale con il compito di condurre ricerche e di elaborare proposte in collaborazione con le autorità di Governo ma in condizioni di piena autonomia;
  • queste idee furono oggetto di riflessione principalmente tra gli uomini dell’IRI – Beneduce, Menichella, Giordani, Cenzato, Saraceno –  che, a partire dal 1936, avevano dato sostegno ad aziende operanti nei settori meccanico, siderurgico e cantieristico ubicate nell’area napoletana;
  • ai promotori della SVIMEZ sembrava infatti che il superamento del divario Nord-Sud dovesse essere posto come obiettivo centrale di un insieme coordinato di azioni pubbliche. Di qui la proposta di un intervento straordinario, concepito come strumento di una politica di sviluppo che doveva creare quella convenienza all’investimento industriale ancora mancante nel Mezzogiorno; 
  • rispetto alla tradizionale impostazione meridionalistica storico-politica, l’approccio metodologico della SVIMEZ appare piuttosto di tipo statistico-economico; l’uso della statistica è per SVIMEZ non solo uno strumento di conoscenza ma anche uno dei criteri di localizzazione degli interventi attraverso l’elaborazione di “indici di depressione”, messi a punto sin dal 1948; 
  • attraverso l’attività di studio e di ricerca della SVIMEZ, il meridionalismo ha acquisito strumenti di governo dell’economia che la situazione culturale del dopoguerra aveva reso disponibili, anche se le indicazioni SVIMEZ si concretizzarono solo parzialmente in provvedimenti governativi. Menichella, con la collaborazione dei meridionalisti organizzati nella SVIMEZ, elaborò il progetto virtuoso della Cassa per il Mezzogiorno; il provvedimento adottato dal  Parlamento, peraltro, modificò l’impostazione originaria, limitandola ad un intervento addizionale e pluriennale di opere pubbliche e di trasformazione agricola; 
  • Svimez produsse il “Testo Unico sulla normativa per il Mezzogiorno” (Schema preliminare, aprile 2004), che però non vide mai la luce. Esso infatti, nonostante fosse già ben articolato, molto aggiornato e di facile consultazione, e nonostante fosse stato trasmesso, con richiesta di parere, agli Uffici del Ministro Mezzogiorno, del Ministro Bilancio e Tesoro e dei Servizi Studi di Camera e Senato (che per anni ne fecero ampio uso), non fu mai pubblicato. Copia dell’opera, che ormai ha un valore storico, è custodita presso la SVIMEZ.

Rapporto SVIMEZ

Il “Rapporto SVIMEZ” oggi è un veicolo attraverso il quale la SVIMEZ, partendo dai suoi studi nei settori individuati, offre proposte operative alle istituzioni.

L’Associazione ha infatti lo scopo di promuovere, nello spirito di una efficiente solidarietà nazionale e con visione unitaria, lo studio particolareggiato delle condizioni economiche del Mezzogiorno, al fine di proporre concreti programmi di azione e di opere intesi a creare e a sviluppare nelle Regioni meridionali quelle attività meglio rispondenti alle esigenze accertate, attraverso iniziative idonee a garantire una costante collaborazione con gli organi dello Stato e con le Regioni meridionali. 

Senza dover scomodare il Governo, si speri adesso che l’On Stefani abbia le idee più chiare sulle competenze di Svimez e sul perchè collabori con gli organi dello Stato e con le regioni meridionali.

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