Autonomia differenziata: rilievi anche dal Servizio Bilancio Senato.

Autonomia, rilievi dal Senato. Dopo l’Ufficio parlamentare di bilancio, il Dipartimento Affari legislativi della Presidenza del Consiglio e la Corte dei Conti, arrivano pure i rilievi del Servizio Bilancio del Senato.

L’autonomia differenziata spacca l’Italia aumentando divari e diseguaglianze“. Lo ha affermato il Servizio Bilancio del Senato, anche se poi ha ammesso che si trattava di “Bozza provvisoria pubblicata per sbaglio”.

Per quanto provvisoria e non verificata, la bozza divulgata non è una mossa da disperati (come pensa Zaia). L’Ufficio bilancio del Senato è un organismo autorevole che ha preparato il Dossier proprio in vista del ciclo di audizioni sull’autonomia differenziata. Un Dossier che contiene critiche severe. Dall’analisi degli articoli emerge con chiarezza che ad essere penalizzate sarebbero ancora una volta le regioni del Mezzogiorno, oltre che l’intero Paese.

Del resto quelle critiche non sono isolate. Infatti, i tecnici del Senato hanno ribadito quanto avevano già evidenziato nelle precedenti bozze altri organi di verifica e controllo nazionali. Sia l’Ufficio parlamentare di bilancio, che il Dipartimento Affari legislativi della Presidenza del Consiglio e la Corte dei Conti, avevano mosso molte obiezioni in tal senso. Ci manca solo il giudizio dell’Europa.

Questa volta il dossier del Senato rilancia tutti i rischi del progetto leghista che i meridionalisti non hanno mai smesso di evidenziare in Parlamento sin dall’inizio della scorsa legislatura.

Il dibattito viene da lontano

Il dibattito sul Mezzogiorno si è assopito nell’agenda politica. Mentre deve tornare al centro. E l’occasione è proprio questo dibattito sulle autonomie“.  “Occorre vigilare perchè non vengano meno i diritti sociali e i principi fondativi della Repubblica, a cominciare dalla sua indivisibilità. Questa fretta imposta dalla Lega rischia di fare le cose male, mentre bisogna evitare una deriva che può spaccare il Paese“. Sono le dichiarazioni che rilasciai a Libero in occasione di un importante evento a gennaio del 2019 che troverete nella rassegna qui sotto.

Infatti, nella scorsa legislatura organizzai un incontro al Senato il 17 gennaio 2019 (qui trovate la Rassegna Gennaio 2019 su Autonomia); una conferenza stampa al Senato-VIDEO il 5 dicembre 2019, quando il Ministro Boccia era dall’altra parte. E poi ancora un evento insieme al Sen De Falco il 17 dicembre 2021 (Video)

Da allora sono trascorsi molti anni  e finalmente anche i governatori di Forza Italia hanno fatto sentire la loro voce.

Oggi quelle preoccupazioni sono ancora attuali.

I tecnici del Senato, alla luce dei dati, hanno valutato in maniera oggettiva cosa sarà della coesione del Paese, del funzionamento della pubblica amministrazione e dei servizi da erogare ai cittadini, una volta che saranno attribuite tutte quelle materie che le regioni del Nord vogliono di loro competenza.

Le osservazioni, fatte da un organismo indipendente, come quello del Senato, vanno dunque portate all’attenzione del Parlamento.

Leggete cosa hanno scritto i tecnici del Senato su LinkedIn:

Il costo dell’autonomia differenziata. La Costituzione italiana, al terzo comma dell’articolo 116, prevede “forme e condizioni particolari di autonomia” per le regioni a statuto ordinario. Il disegno di legge A.S. 615, presentato il 23 marzo dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, definisce i principi generali per l’attuazione di questa autonomia differenziata. Ma sarà possibile realizzarla senza aggravio per le casse dello Stato e continuando ad assicurare i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), che costituiscono il nucleo invalicabile di quei diritti civili e sociali, previsti dalla Costituzione, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, in modo da erogare a tutti i cittadini i servizi fondamentali, dalla sanità all’istruzione? 

Rilievi dal Servizio di Bilancio del Senato al progetto di autonomia differenziata

Il Servizio del Bilancio del Senato ha passato al setaccio il disegno di legge, rilevando alcune criticità. Nel caso, ad esempio, del trasferimento alle regioni di un consistente numero di funzioni oggi svolte dallo Stato (e delle relative risorse umane, strumentali e finanziarie), ci sarebbe una forte crescita del bilancio regionale ed un ridimensionamento di quello statale, col rischio di non riuscire a conservare i livelli essenziali delle prestazioni presso le regioni non differenziate. Le regioni più povere, oppure quelle con bassi livelli di tributi erariali maturati nel proprio territorio, potrebbero avere maggiori difficoltà a finanziare, e dunque ad acquisire, le funzioni aggiuntive. E il trasferimento delle nuove funzioni amministrative a comuni, province e città metropolitane da parte delle regioni differenziate potrebbe far venir meno il conseguimento di economie di scala, dovuto alla presenza dei costi fissi indivisibili legati all’erogazione dei servizi la cui incidenza aumenta al diminuire della popolazione”.

Conclusioni

Il nostro Paese non ha bisogno di nuove regioni a statuto speciale che trattengano sul territorio una buona parte del gettito fiscale. In tal modo le regioni più povere potrebbero avere difficoltà ad acquisire le funzioni aggiuntive.

Riproporre, quindi, un modello di attuazione dell’Autonomia Differenziata già bocciata nel merito dai principali organi di verifica e controllo nazionali è paradossale e dannoso. La frammentazione delle politiche economiche produrrebbe effetti negativi che si riverserebbero su tutto il Paese.

Ddl Autonomia: segua la Costituzione o non passerà

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *