TRA AUTONOMIA DIFFERENZIATA E TRUFFE NEL PNRR, IL VENTO DEL SUD SI STA ALZANDO

 

Registriamo con piacere l’attenzione data sul Quotidiano del Sud all’emendamento proposto da me e dal collega De Falco per stralciare il DDL sull’Autonomia differenziata dai collegati alla manovra di bilancio. Certo, nell’articolo vi sono alcune inesattezze e un’attenzione di troppo nei confronti di alcuni senatori che nemmeno erano presenti in Aula. Ma va bene così. Purché se ne parli. Dunque, a ben guardare, le buone notizie sono due.

A leggere i giornali di oggi dobbiamo registrare tre pessime notizie e una buona.

Partiamo da quella buona. Forse, e dico forse, i giornaloni nazionali si stanno accorgendo del Mezzogiorno e delle tante truffe nascoste nel PNRR e in quell’abominio che è il regionalismo differenziato.

Passiamo a quelle cattive.

I giornaloni, dicevo, si svegliano per un attimo dal torpore. La Repubblica si accorge, finalmente, che la quota del 40% del PNRR garantita al Sud – già quella molto al di sotto del 70% che gli sarebbe spettato – in realtà non è tale.

Solo due delle sei missioni prevedono una quota superiore al 40%. Le altre sono al di sotto.

E viene fuori che nemmeno per quelle due la percentuale è reale. Nel caso delle Infrastrutture, la percentuale dovrebbe essere del 53%: è di fatto del 40%.

Ora, sono mesi che denunciamo questo gioco delle tre carte. Io di mio pugno ho scritto a tutte le massime cariche europee per denunciare il fatto che il Piano italiano non rispetta le linee guida europee (vincolanti per gli Stati membri, lo ricordo). Gianfranco Viesti con i suoi calcoli ha dimostrato numeri alla mano che il PNRR disattende completamente una delle sue missioni fondamentali: colmare i divari tra i territori. Marco Esposito scrive di questo regolarmente.

Epperò la ministra Carfagna continua a fare il pesce in barile, come si suol dire, e assicura che saranno verificati “gli esiti dei bandi”.

Ma come? Invece di intervenire a monte per correggere l’indirizzo generale, anzi la filosofia stessa, del piano, si rimanda a dopo, a tempi migliori, quando, se le quote per il suddovessero risultare inferiori, “saranno compensate da future assegnazioni di risorse”?

Ma pensano davvero che i meridionali abbiano l’anello al naso? Perché intervenire dopo, con risorse che non si sa nemmeno se ci saranno, quando si potrebbe modificare prima l’assetto complessivo?

Questo è lo stesso principio del: “Intanto affrettiamoci a fare l’Autonomia differenziata– che è un’espressione un po’ paracula per intendere federalismo fiscale spinto – e poi dopo, con calma, negli scampoli di tempo, semmai pensiamo pure ai Livelli essenziali delle prestazioni”.

E no! Deve essere esattamente il contrario.

Non può esserci autonomia se non c’è uguaglianza. E a giudicare dall’andazzo del PNRR altro che uguaglianza: qui i divari continuano ad aumentare!

Un altro aspetto del PNRR rivela tutta la malafede di chi lo congegna e lo gestisce. Il concetto stesso di bando. Esso implica che saranno premiate quelle amministrazioni che presenteranno progetti migliori o che, soprattutto, potranno contribuire con la propria “capacità di spesa”.

Ma qui non si tratta di un concorso di bravura, qui si tratta di colmare i divari! Lo Stato ha il preciso dovere di assistere quelle amministrazioni che, per motivi svariati, sono indietro rispetto a questi due requisiti. E la ferocia di questo approccio fondato su una sorta di darwinismo sociale l’abbiamo vista sia nel caso, scandaloso, dei bandi per gli asili nido sia, proprio in questi giorni, con la bocciatura dei 31 progetti presentati dagli Enti siciliani per il rifacimento delle reti idriche, perché non soddisfacevano “i criteri previsti”.

Io ti boccio perché non hai studiato. E chi se ne importa di cosa sarà delle tue infrastrutture irrigue. Ma l’obiettivo qual è? È ammodernare l’Italia intera o premiare i più bravi? Il risultato di questa bocciatura sarà forse che quei soldi andranno al Nord? Caro Ministro Patuanelli, perché non ti viene in mente di coadiuvare le amministrazioni locali in modo che i siciliani, e tutti gli altri cittadini, da Nord a Sud, possano beneficiare di reti idriche adeguate e al passo con i cambiamenti climatici?

Mi sembrano concetti semplici semplici, e principi di elementare prassi etica.

Ma in un Paese in cui le solite manine infilano nottetempo l’Autonomia differenziata in una manovra di bilancio, esautorando di fatto il Parlamento, c’è da aspettarsi questo e altro.

Una cosa è certa. Noi non ce ne staremo zitti e buoni. Il vento del Sud si sta alzando, e nessuno lo potrà fermare

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