SIA RISPETTATO 40% A SUD NEL BANDO PNRR PER UNIVERSITÀ E RICERCA. PRESENTERÒ INTERROGAZIONE
Dobbiamo costruire “un paese che cresca in unità. In cui le diseguaglianze – territoriali e sociali – che attraversano le nostre comunità vengano meno”. A dirlo, giovedì scorso, è stato il Presidente Mattarella.
E il senso del PNRR è soprattutto questo: rimuovere gli ostacoli – come dice la Costituzione stessa – che bloccano una vera uguaglianza di diritti e di opportunità. In primo luogo tra i territori.
Eppure questo principio, che dovrebbe essere ormai incardinato nei cuori e nelle menti di tutti i rappresentanti istituzionali, fatica ancora a trovare piena applicazione pratica.
Così scopriamo, dall’articolo di Marco Esposito pubblicato oggi, che alcuni fondi del PNRR dedicati all’università e alla ricerca non vengono distribuiti secondo il criterio vincolante della quota riservata al Sud del 40%.
Si parla delle risorse destinate ai cosiddetti PRIN (Progetti di rilevante interesse nazionale), che devono essere in tutto pari a 1,8 miliardi di euro. Per ora il ministero dell’Università e della Ricerca ne ha messi a bando 741,8 milioni.
È qui che le cose non sono andate come dovrebbero. Il Ministero ha rifatto tre volte il bando, e alla fine è venuto fuori che al Sud arriverà una quota del 29%, pari a 218 milioni di euro. Perché?
Dal MUR si giustificano dicendo che il 40% si applicherebbe solo alla quota di risorse proveniente dal PNRR, ossia 545 milioni.
Il punto, però, è che l’intero bando rientra nell’ambito del PNRR. Inoltre, tutte le risorse sono ancora “potenziali”, nel senso che i soldi europei non sono ancora fisicamente arrivati. Le autorità italiane dovranno stilare una puntuale rendicontazione, che dovrà poi ricevere il via libera dall’Europa.
Dunque viene spontaneo chiedersi: se i progetti rientrano a pieno titolo nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, tanto è vero che il MUR dovrà presentare la rendicontazione sull’intero bando, perché mai la riserva del 40% si applica solo a una parte delle risorse?
È doveroso che il governo dia una risposta chiara su questo punto e valuti seriamente l’opportunità di modificare il bando per rispettare le indicazioni europee e nazionali.
Per questo motivo è mia intenzione presentare un’interrogazione ai Ministri competenti per sottoporre questo tema importante alla loro attenzione.
Uno dei punti cardine per il rilancio del Sud è certamente farne un polo dell’economia della conoscenza, e questo si fa supportando l’istruzione superiore e la ricerca, che nelle università del Mezzogiorno trova peraltro punte di eccellenza.
Perché, come ha detto ancora il Presidente, “le diseguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno di ogni prospettiva di crescita”.
Lascia un commento