Schlein, vittoria a sorpresa  e risvolti a sinistra

La vittoria a sorpresa di Schlein porterà quel cambiamento atteso dalla sinistra? Cosa succederà nel PD? Che ne sarà dell’ala moderata? Quale sarà il modello di società di sinistra? Si intravedono nuovi baricentri?

La vittoria a sorpresa di Schlein ci dice intanto due cose. 

Il cambiamento urgente della sinistra è stato promosso da eventi esterni, non dall’interno del partito. La prima cosa è una rottura storica. La candidata alla segreteria non era nemmeno tesserata, da senza tessera a segretaria. E’ stata premiata perchè estranea ai capi bastone che hanno abbattuto in serie segretari come birilli. La seconda cosa è che l’hanno votata tutti. Il voto ai gazebo da parte di liberi cittadini ha sconfessato quello dei circoli del Pd. Gli elettori esterni (1.098.623), evidentemente, non si sentivano rappresentati dalle tessere dei militanti (151.530). E per la prima volta c’è stato uno scollamento, uno smottamento che ha provocato la sorpresa che in pochi si aspettavano.

Alcuni delusi denunciano ovviamente un’ Opa ostile attribuendo quei voti esterni – secondo alcune stime – ad ex pci (20-30%), verdi e sinistra (13%), grillini (5-20%) e +Europa (4%). In realtà il livello di astensionismo in Italia dimostra che i partiti già fanno fatica a portare gli elettori alle urne, figuriamoci se hanno la forza di costringerli ad andare a votare di nascosto alle primarie di un’altro partito.

Ma va anche detto che attualmente nessun partito dispone di questa modalità di elezione, talmente democratica da essere imprevedibile o paradossale. Un meccanismo da matti che se pure ha smentito gli iscritti, dimostra che il Pd è davvero contendibile!

Occorre quindi riconoscere che il Pd ha avuto il coraggio di consegnarsi nudo al giudizio dei gazebo e della modernità! Di continuità un partitone nobile e decaduto sarebbe lentamente morto.

Del resto, era da tempo che le correnti avevano sequestrato il partito democratico, impedendo quel cambiamento necessario al Paese e alla nostra democrazia. Se l’opposizione inizierà a fare il suo mestiere, in maniera incisiva, il Paese non potrà che trarre giovamento. Sinora il Pd, preso anche dalla sua lunga fase congressuale, non aveva fatto opposizione al governo. Ormai era diventato luogo comune quello di un partito autoreferenziale, avvitato solo su se stesso, incapace di uscire da una visione circoscritta del partito, sia pur pronto ad assumersi responsabilità di governo, anche senza vincere le elezioni.

Nello stesso tempo il partito, dopo aver inaugurato la stagione delle privatizzazioni con Bersani si è progressivamente radicato negli strati borghesi e acculturati delle aree urbane e metropolitane, causando così una disaffezione tra molti elettori di sinistra spaesati dall’approccio liberal della dirigenza. Disaffezione estesa anche ai tanti elettori cattolici di centro, oggi più orfani di ieri. Se a questi aspetti si aggiunge l’insensibilità verso i temi sociali che ha visto allontanare i ceti operai, il quadro della crisi del Pd si completa e spiega l’allontanamento di molti elettori.

Questo andazzo ha favorito una emorragia di voti verso i cinque stelle. Nel 2018 alle politiche oltre un terzo degli elettori m5s provenivano dai delusi del PD. Adesso la sfida della Schlein, che virando a sinistra vuole occuparsi anche del disagio sociale, sarà proprio quella di competere nello stesso bacino di Conte per contendergli i voti rubati in passato. A meno che il Pd schleiniano non diventi una costola del M5S.

Infatti, secondo alcuni il PD è finito, diventerà un partito dalle cento sfumature di sinistra e non ci sarà più spazio al centro. Probabilmente una parte di quella borghesia sarà tentata da Calenda, qualcuno tornerà con Renzi, ma a ben riflettere – nonostante la cupidigia dei terzopolisti per l’apertura di uno spazio al centro –  chi voleva percorrere quella strada è rimasto già deluso dal voto delle ultime politiche e regionali. “Terzo Polo peggio delle aspettative” ha dichiarato Renzi. La storia insegna che spostando le truppe dei dirigenti non è detto che si spostino anche gli elettori, oggi sempre più fluidi e alla ricerca di nuove soluzioni.

Se nel Pd tornano Bersani e Speranza, cosa faranno ad esempio gli esponenti dei Popolari e della vecchia Margherita? 

Per loro il trauma è più profondo perchè dimostra come la fusione a freddo non abbia funzionato. Il Pd era nato per coltivare le culture di appartenenza di tutti i fondatori e fare sintesi in nome di una nuova cultura politica. Alla fine, però, se ha vinto la sinistra radicale buona parte del suo profilo moderato rimane senza rappresentanza. Tanto è vero che Fioroni, al contrario di Franceschini e Letta, ha già annunciato che non rinnoverà più la sua tessera. L’intenzione è quella di favorire la formazione di un network di associazioni (Piattaforma popolare-Tempi nuovi) che partendo dal territorio elaborerà una nuova proposta culturale e sociale.

E’ sicuramente in atto uno spostamento del baricentro nei vari schieramenti.

Se nel centro sinistra  il baricentro si sta spostando sempre più a sinistra, nel campo opposto il baricentro è già spostato a destra. Così una vasta area di elettori moderati (che va dal Pd al terzo polo e arriva sino a Forza Italia) se non fosse soddisfatta dalle misure politiche dell’attuale governo, potrebbe avvertire la necessità di rivedere la sua rappresentanza politica.

Nel frattempo Giorgia Meloni, poichè piace più del suo partito, cerca già di allargarsi al centro, nel tentativo di fagocitare i consensi di Forza Italia. Dopo l’infruttuoso esito di Calenda, alle regionali del Lazio su 31 consiglieri eletti dalla maggioranza 22 sono di Giorgia Meloni ovvero il 71%. Solo 3 quelli di Forza Italia ovvero il 9,6%. E 1 dell’Udc. Alle regionali della Lombardia su 48 consiglieri eletti dalla maggioranza 22 sono della Meloni ovvero il 46%. Solo 6 quelli di Forza Italia ovvero il 12,5%. E 1 dell’Udc.

Ma anche Conte, di fronte al nuovo scenario, potrebbe riposizionarsi al centro evitando così la concorrenza diretta con la Schlein.

In ogni caso, per la nuova segretaria Pd la sfida è appena iniziata. Riguarda l’identità politica oltre i proclami.

Schlein dovrà dimostrare di avere la capacità di disegnare un modello di società di sinistra, la capacità di organizzare e guidare le comunità del suo partito e la capacità di dialogare e convincere quelli che stanno fuori dal partito.

Prima di votare per qualcuno, la gente oggi ha un bisogno crescente di tornare a credere in qualcosa.

Cosa chiedono i cittadini che l’hanno votata nei gazebo?

Chiedono di invertire la rotta e voltare pagina. Un nuovo manifesto dei valori per adeguare in chiave autocritica il Pd alla crisi del modello neoliberista. Chiedono di centrare i problemi del Paese, liberandolo dalla sindrome da ingessamento, affrontando il tema delle diseguaglianze, di un fisco equo e progressivo, che contrasti l’evasione con una patrimoniale adeguata. Con più attenzione al clima, alla transizione ecologica e al lavoro dei giovani sempre più precari. In ultima analisi la questione delle questioni che è ovviamente la guerra in Ucraina. Un campanello d’allarme non va sottovalutato: Schlein nel suo discorso della vittoria ha evitato di parlare di Ucraina.

Sarà Prodi il riferimento per la politica internazionale?

Sul divario territoriale Nord-Sud, la mozione Schlein è stata più chiara e netta rispetto alle posizioni ambigue di Bonaccini che ha fatto esprimere la propria regione a favore dell’ autonomia differenziata.

Non so quanti l’abbiano votata per la questione dei diritti civili. Personalmente preferisco chi è più devoto al verbo di Dio che al verbo del gender.

Naturalmente per riconquistare la fiducia delle persone non basta ritrovare una propria identità e riempire di contenuti un programma chiaro, ma serve coerenza e coesione sulle questioni economiche. Le due anime interne, antitetiche tra loro, quella neoliberista e quella socialdemocratica riusciranno a trovare un compromesso?

Ebbene, molti si chiedono se dopo aver definito una propria identità il Pd sarà più attrattivo e se l’ alleanza di tutte le forze di sinistra, resa più facile da questa svolta, basterà ad essere competitivi verso un centrodestra finora vincente e guidato da Giorgia Meloni nonostante le divergenze interne alla coalizione.

Il tempo è galantuomo, ma a volte anche tiranno…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *