Salario minimo legale: se non ora quando?

Tutti i Paesi del G7 hanno un salario minimo: Francia, Germania, Gran Bretagna, America. Il salario minimo è una misura europea che non riduce l’occupazione. E’ ora che anche l’Italia lo introduca, benché abbia molti contratti collettivi.

Questa è la buona notizia che accomuna finalmente le opposizioni sui problemi reali del Paese, quelli che toccano la tasca degli italiani e dei lavoratori. Su pilastri importanti come lavoro, sanità e istruzione occorre che le forze di opposizione facciano sintesi per il bene comune del nostro Paese e aprano un dialogo con la maggioranza.

Recenti studi di Bankitalia e Fondo Monetario hanno peraltro  dimostrato che le riforme strutturali che negli ultimi decenni hanno flessibilizzato il mercato del lavoro, hanno fallito perchè non hanno aumentato l’occupazione ma la disuguaglianza e la precarietà dei lavoratori. 

Così oggi in Italia ci sono 3,5 milioni di persone in povertà lavorativa, costituiti essenzialmente da giovani e donne. E’ gente che non ha contratti collettivi e che subisce di più l’ inflazione. In Italia l’inflazione ha eroso il salario dei lavoratori italiani più che in altri paesi.

Il Fondo Monetario stima che oggi profitti e rendite rappresentano il 60% del PIL, mentre Salari e Pensioni il 40% del PIL. Trentanni fa la situazione era diametralmente opposta: profitti e rendite rappresentavano il 40% del PIL, Salari e Pensioni il 60%.

Peraltro la Bce e il Fondo Monetario hanno trovato che questa inflazione è trainata dai profitti, non dai salari; ciò significa che le imprese sono riuscite a proteggere i loro margini. Un motivo in più per introdurre il salario minimo. Insomma, c’è spazio per le imprese per pagare di più i lavoratori italiani. Non deve essere lo Stato a fornire le risorse necessarie per raggiungere il livello minimo se le imprese pagano meno di 9 euro.

In Francia il salario minimo è pari a 11,50 euro, in Germania è pari a 12 euro.

Si obietta dicendo che la via ufficiale sia quella dei contratti collettivi. E’ vero, ma allora devono avere efficacia erga omnes. In realtà come segnala anche la Banca d’Italia, per il 20-30% i contratti collettivi non vengono rispettati. In alcuni settori come la logistica, la guardiana, la ristorazione e i lavori di cura gli accordi vengono violati.

Il salario minimo serve proprio perchè non ci si può fidare solo dei contratti collettivi. E’ una questione di giustizia ed equità considerata importante da buona parte dell’opinione pubblica.

Ma è sufficiente il salario minimo o è più importante un aggiustamento automatico del salario al costo della vita? Non sarebbe più saggio, al fine di stimolare la domanda interna di beni e servizi, indicizzare i salari all’inflazione?

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