PNRR, al sud e al paese in questo momento non servono pasdaran ma costruttori

Innanzitutto voglio esprimere tutta la mia vicinanza alla Ministra Carfagna per le ignobili minacce ricevute.

La democrazia non passa certo attraverso intimidazioni e paura, in nessun caso.

Ciò detto, mi preme anche aggiungere che ho avuto modo di apprezzare l’impegno della Ministra sul fronte del PNRR. Che la quota per il Centro-Sud sarebbe dovuta essere più alta lo abbiamo ripetuto in tutte le sedi, e io personalmente ci ho messo la faccia, a differenza di altri personaggi che solo oggi si scoprono combattenti in prima linea.

Tuttavia, una volta declinato il Recovery nella sua versione italiana, con una quota fissa del 40% per la quale la Ministra si è impegnata in prima persona, non si può non fare di necessità virtù e agire nel modo più concreto perché quella percentuale venga rispettata.

Questo significa anche, certo, interpellare le istituzioni di governo per accertarsi che tutto proceda secondo le disposizioni previste, ma significa farlo in maniera costruttiva, segnalando opportunamente eventuali errori di valutazione.

Non significa certo impallinare a caso per avere un po’ di visibilità politica senza tenere conto dell’impegno e del lavoro profusi.

Tra l’altro, grazie all’azione della Ministra, all’interno della cabina di regia è nata una struttura che ha il compito di monitorare da vicino i progetti del PNRR affinché sia rispettata ex ante la quota del 40% per il Sud, invece di dover correre ai ripari dopo, come è avvenuto in qualche occasione. E il ministero per il Sud e la coesione territoriale avrà questo specifico compito di monitoraggio, affinché sia rispettato uno dei principi cardine del Next Generation EU, ossia il riequilibrio dei divari territoriali, cui ha richiamato nei giorni scorsi lo stesso Presidente Mattarella.

Il PNRR è un processo ancora in fieri, e se serve a maggior ragione l’attenzione di tutti – istituzioni, associazioni, portatori di interesse e società civile – perché venga attuato nella maniera migliore possibile, non ha senso attaccare a casaccio per avere un ritorno politico nell’immediato.

Non è certo questo che si aspettano i cittadini, e nemmeno i Comuni e gli enti locali che devono attuare materialmente la gran parte dei progetti previsti dal Piano. In questo senso, invece, sicuramente sarà più utile l’iniziativa volta a potenziare l’organico delle amministrazioni e coadiuvare gli uffici per dare piena attuazione al PNRR.

Direi che deporre le armi e adottare un approccio moderato e pragmatico sia la via migliore per mettere a terra il PNRR e rilanciare in primo luogo il Mezzogiorno come l’Italia intera.

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