LA NATURA HA VINTO. IL PARLAMENTO EUROPEO APPROVA LEGGE RIPRISTINO AREE DEGRADATE. 

La natura ha vinto. Rischiava una battuta di arresto la legge europea sul ripristino della natura, invece è passata con 336 voti favorevoli, 300 contrari e 13 astenuti. L’umanità rinsavisce grazie al “voto decisivo” di 21 eurodeputati del PPE che hanno dato ascolto ai cittadini e alla scienza. Con un capitale naturale in declino l’Europa non può tornare indietro.

Un voto passato sul filo del rasoio, il cui esito non era affatto scontato perchè sia la Lega che alcune associazioni di categoria (da Coldiretti a Copa Cogeca) spingevano affinché la legge non fosse approvata.

Perchè era così urgente l’adozione di una legge europea sul ripristino della natura? E’ davvero un’ opportunità imperdibile per combattere il cambiamento climatico? Che ne deriva per la salute di tutti noi e delle future generazioni?

Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia europea dell’ ambiente l’81% degli habitat è in condizioni precarie. Tra i fattori di rischio principali per la natura europea ci sono l’inquinamento e i cambiamenti climatici.

In Europa il 60% dei suoli è inquinato e malsano con forti ripercussioni per la biodiversità. I nostri ecosistemi necessitano di un’urgente conservazione se non vogliamo perderli. 

Del resto, l’ultimo Rapporto sul Rischio Globale del World Economic Forum elenca, tra i primi pericoli per le economie e la stabilità dei Paesi, proprio i temi ambientali (Failure to mitigate climate change; Failure of climate-change adaption; Natural disasters and extreme weather events; Biodiversity loss and ecosystem collapse). Se pensiamo che dieci anni fa i problemi legati alla natura non erano contemplati nel rapporto, ora sono in cima alle preoccupazioni di un ente molto autorevole a livello globale.

Capitale naturale: questione critica secondo McKinsey

L’attività economica dipende fondamentalmente dal capitale naturale, lo stock mondiale di risorse naturali. Ma oggi il capitale naturale si sta rapidamente esaurendo, il che ha conseguenze sempre più tangibili, dalla scarsità d’acqua in California alla crisi dell’azoto nei Paesi Bassi. Il tema dell’ambiente è entrato in modo prepotente pure nelle nostre case, allagandole in Emilia Romagna.

La questione è critica: il capitale naturale è in declino su più dimensioni.

Secondo una stima del Report McKinsey Sustainability le richieste attuali assorbono risorse almeno 1,8 volte superiori a quelle che la Terra sembra essere in grado di sostenere a questo punto. Eppure il fatalismo sarebbe fuori luogo. Una delle principali scoperte è che mentre una serie di settori economici contribuisce all’ impoverimento del capitale naturale, le azioni specifiche intraprese dalle aziende che utilizzano le tecnologie attuali, supportate da più ampie azioni abilitanti dell’intera società, potrebbero non solo invertire la tendenza, ma anche generare un ritorno sull’investimento (ROI) positivo in un numero considerevole di casi.

Sistemi alimentari nel mirino

La ricerca McKinsey ritiene che i sistemi alimentari hanno l’impatto più significativo sull’ambiente: sono il settore che contribuisce maggiormente per cinque delle nove variabili di controllo del confine planetario che è stato valutato.

Le stime intermedie suggeriscono che le colture agricole rappresentano il 72% del consumo di acqua dolce, il 61% dell’inquinamento da deflusso di azoto e il 32% della perdita di biodiversità terrestre.

Sempre secondo lo studio McKinsey si stima che:

l’allevamento di bestiame sia il maggior contributore alla perdita di biodiversità (53%) e l’inquinamento da fosforo sia il secondo contributore al deflusso e alla deposizione di azoto (51%).

L’impatto sproporzionato stimato dell’agricoltura deriva dalla sua impronta terrestre diretta e dalla forte influenza dei settori a valle come l’industria di trasformazione alimentare. Pertanto, molte azioni che affronterebbero l’impatto dell’agricoltura sul capitale naturale richiederebbero cambiamenti comportamentali e operativi sostenuti da parte degli attori a valle, dalle singole famiglie agli acquirenti di prodotti agricoli, comprese le aziende di trasformazione alimentare, i generi alimentari e i ristoranti.

Cosa prevede la legge e quali sono i benefici attesi

La legge appena approvata in Europa punta alla sfida di restaurare almeno il 20% delle aree terrestri e marine degradate entro il 2030 per raggiungere il 100% entro il 2050.

Tutto ciò implica un aumento delle aree protette, la riduzione dei pesticidi (50% entro il 2030), almeno il 10% di copertura arborea in ogni città, impegni per salvare gli impollinatori, riumidificazione delle torbiere, ripristino dei fondali marini e rimozione delle barriere fluviali.

Secondo la stima dei ricercatori dell’ UE  per ogni euro speso negli investimenti ambientali ci sarà un ritorno tra gli 8 e i 38 euro di benefici.

Il ripristino di oltre il 10% del territorio totale dell’ UE, secondo le stime della Commissione, costerà in totale 154 miliardi di euro, ma i benefici derivanti dal ripristino degli habitat ricchi di biodiversità in termini di servizi ecosistemici (salute del suolo, regolazione del clima, depurazione dell’acqua, produzione del cibo) si aggirano intono ai 1860 miliardi di euro, con un rapporto costi-benefici di 1 a 12. Un investimento molto efficiente.

Gli ecosistemi della terra ci forniscono cibo, acqua, aria e protezione da calamità ed eventi climatici. Distruggere gli ecosistemi e non prendersi cura del territorio comporta costi per la collettività che superano quelli necessari a proteggerli.

Senza natura, dunque, non c’è futuro. Bisogna smettere di tutelare gli interessi particolari e pensare a quelli comuni.

Le associazioni contrarie

Sorprende che alcune associazioni, pur essendo di ispirazione cristiano sociale, con la figura al loro interno del Consigliere Ecclesiastico, non abbiano letto le varie encicliche della Chiesa e abbiano sostenuto che questo Regolamento europeo penalizzerebbe il settore agricolo, comportando un’importante riduzione del potenziale produttivo.

Secondo loro costa troppo prendersi cura del nostro patrimonio naturale. Ma la cura della nostra casa comune non ha prezzo!

Laudato si’ è un’enciclica di Papa Francesco del maggio 2015. Si focalizza sulla cura dell’ambiente naturale e delle persone, nonché su questioni più ampie del rapporto tra Dio, gli esseri umani e la Terra. Il sottotitolo dell’enciclica, “Sulla cura della nostra casa comune”, sottolinea questi temi chiave.

Certe associazioni dovrebbero quindi comprendere che il vecchio modello di agricoltura è al collasso, non è sostenibile; invece  il ripristino della natura (nelle aree degradate) assicura che le attività economiche degli agricoltori italiani possano continuare a prosperare per soddisfare la domanda di cibo sano da parte dei consumatori.

La natura non è funzionale a quel vecchio modello agro-industriale che gestisce la terra e gli animali come input di un processo di produzione che è tanto più efficiente quanto più si utilizzano pesticidi, fertilizzanti e ormoni a forte impatto ambientale.

Dal testo sono state eliminate le proposte della Commissione relative agli ecosistemi agricoli, che prevedevano obiettivi non vincolanti per aumentare la biodiversità nelle aree coltivate e azioni per il recupero delle torbiere a suo agricolo. Non è dunque una legge ideologica che danneggerà i produttori agricoli.

Non occorre fare penitenza oggi per avere un mondo migliore domani. Si deve capire che le scelte del Green New Deal servono anche a far crescere l’agroecologia e un industria europea ecocompatibile.

Le associazioni favorevoli

Al contrario il mondo della ricerca, con una lettera firmata da oltre 6 mila scienziati europei, ha esortato l’importanza di ripristinare la natura ferita del Vecchio continente prima che sia troppo tardi. All’appello hanno risposto anche un milione di firme di cittadini e 90 tra le più grandi aziende europee di consumi, distribuzione e finanza. Senza considerare un centinaio di associazioni ambientaliste.

“Bisogna tener conto dell’enorme mobilitazione nelle nostre società e lavorare assieme sul contenuto della proposta per cambiarla laddove ci sono delle lacune”, ha dichiarato il Vicepresidente della commissione.

Anche la BCE ha riconosciuto, a proposito dell’inflazione, che c’è una componente causata dagli eventi climatici e dal loro effetto sulla scarsità di materie prime agricole.

La legge sul ripristino della natura è un elemento essenziale del Green Deal europeo – ha dichiarato il relatore Cesar Luena – e segue le raccomandazioni e i pareri scientifici che sottolineano la necessita di ripristinare gli ecosistemi europei. Gli agricoltori e i pescatori ne beneficeranno e verrà garantita una terra abitabile alle generazioni future.

La natura ha vinto perchè senza di essa non c’è futuro. E’ finito il tempo di pensare alle scadenze elettorali. Dalla salubrità degli ecosistemi dipende la sopravvivenza dell’umanità.

 

Comments (2)

  • Antonio Caputo rispondere

    C’è tanto lavoro da dare! Soprattutto invertire il modo di pensare di tanti, dove per essi la natura, sia una fonte inesauribile da sfruttare!

    13 Luglio 2023 a 9:10
  • Vincenzo Piccinno rispondere

    Il mio commento altro non è che rammentare il nostro essere custodi della terra, di questa terra. Essa infatti non appartiene ai presenti ma alle generazioni future, i figli di noi tutti come umanità. Sfruttare è un termine da abolire. Aver cura sempre e ovunque è quanto occorre: un must consapevole.

    21 Luglio 2023 a 7:03

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