Glifosato: il mio intervento sulla Gazzetta del Mezzogiorno

Il mio intervento in forma di lettera sul glifosato

pubblicato domenica sulla Gazzetta del Mezzogiorno.

Caro direttore,
ho letto, devo dire con un certo sconcerto, il peana in lode del glifosato pubblicato su Il Foglio ad opera di tre autori. Decine di studiosi, istituti di ricerca, agenzie dell’Onu sono state presentate più o meno alla stessa stregua di ciarlatani e visionari che non ravvisano le miracolose proprietà del glifosato.

Tutto questo basandosi su un parere dell’Echa che, come è noto, si fonda largamente su studi di parte delle stesse aziende agrochimiche, come già fu nel 2017 per l’Efsa. La stessa Efsa che, non essendo riuscita a giungere a una valutazione certa sull’erbicida, si è riservata di rinviarla al luglio 2023.

Facciamo un passo indietro: i quattro Stati membri (Francia, Ungheria, Svezia, Paesi Bassi) che costituiscono il Gruppo di valutazione su questo tema nominato dalla Commissione europea hanno presentato, nel giugno del 2021, un rapporto di 11mila pagine a Efsa ed Echa.

Nel rapporto sono riproposti, appunto, gli studi delle aziende agrochimiche. Non credo di scandalizzare il senso morale degli autori dell’articolo, dicendo che l’Europa (come l’Italia) è fatta anche, ahinoi, di potenti lobby che cercano di influenzare le scelte politiche, e le conseguenti leggi.

Studi e ricerche.

Dire che la pasta fatta col glifosato sia buona e sana, francamente, supera qualsiasi immaginazione. L’elenco di studi, internazionali ci tengo a precisarlo, che da anni mettono in guardia dagli effetti nocivi del glifosato è troppo lungo per citarlo in questa sede. Ma va ben oltre la valutazione dello Iarc che gli autori non hanno nessuna remora a ridicolizzare in quell’articolo.

Gli autori non hanno evidentemente letto neppure gli effetti nocivi per gli ecosistemi riportati sul foglietto illustrativo del glifosato per lombrichi e api, né le ricerche sugli animali da laboratorio svolte presso il prestigioso Istituto Ramazzini di Bologna!

I lavori.

Ora, il Senato ha votato nel 2019, praticamente all’unanimità (con la sola esclusione della giovane senatrice a vita Elena Cattaneo, che gli autori si affrettano a citare quale pietra di paragone di ogni verità scientifica), una mozione che ha impegnato il governo a disincentivare l’uso del glifosato, in sede nazionale come europea. Evidentemente tutto l’arco parlamentare deve essere vittima di un abbaglio visto che non si adegua all’ortodossia scientifica della chimica di cui la senatrice Cattaneo è la massima vestale.

E in ogni caso, mi dispiace dover ricordare agli autori che in Europa, a differenza che, per esempio, negli Stati Uniti, vige il principio di precauzione. Che non è un’oziosità da Vecchio Continente, bensì un pilastro, anche giuridico che governa le scelte dell’UE, specie in temi così fondamentali per i cittadini come la salute, cibo e l’ambiente.

Il parere dell’Echa non ha messo in soffitta alcunché, men che meno il principio di precauzione. Staremo dunque a vedere se gli altri Stati membri lo faranno rispettare o se il volere di pochi prevarrà sul diritto di molti.

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