Caro pasta? E’ tempo di armonizzare prezzi al consumo e all’origine

C’è una discrepanza molto sospetta tra i prezzi del frumento duro e l’ aumento dei prezzi della pasta e del pane a tutto svantaggio dei consumatori italiani. Un fenomeno ricorrente che nel corso degli anni vede sempre più allargare la sua forbice. Servono riforme vere e misure economiche potenti.

Negli ultimi quaranta anni la forbice tra prezzi al consumo di pasta e pane e prezzi all’origine del grano è infatti aumentata enormemente. L’unica spiegazione è l’assenza di una sistematica azione di sorveglianza e controllo che favorisce l’iniqua distribuzione della ricchezza nella catena del valore, dunque la speculazione.

Nel 1984(*) un quintale di grano costava 42.500 lire (equivalenti a 72,82 euro di oggi) e un quintale di pasta al massimo 90 mila lire, con un rapporto uno a due; oggi un quintale di grano costa 30 euro e un quintale di pasta 300 euro, con un rapporto uno a dieci.

E’ vero che nel frattempo è aumentata la produttività (sul fronte agricolo come su quello industriale) ma è del tutto evidente che ai produttori, a prezzi attualizzati, vengono scippati almeno 100 euro a quintale, se si dovesse rispettare lo stesso moltiplicatore di quaranta anni fa. Eppure gli agricoltori hanno visto aumentare enormemente i loro costi di produzione. Sementi, fitofarmaci, concimi, carburanti, energia e manod’opera sono cresciuti molto. Perchè il prezzo del loro grano si abbassa e quello dei prodotti derivati no?  Si rende necessaria un’armonizzazione del sistema.

Qui troverete una video intervista su TRM dello scorso anno, ma ancora attuale sul problema prezzi.

 

Cosa hanno accertato in passato Antitrust e TAR Puglia?

I fenomeni inflattivi possono diventare il nido degli speculatori deviati. Infatti, che vi siano dei comportamenti illeciti nel mercato (a valle e a monte), è testimoniato da un cartello sui prezzi al consumo già sanzionato in passato dall’Antitrust, probabilmente ancora attuale, e da una politica delle importazioni che fa entrare di tutto nel nostro Paese per favorire quella leva strategica che comprime i prezzi del grano (come ha confermato il TAR Puglia con un famoso annullamento dei listini dei prezzi all’origine) senza differenziare la nostra qualità e a danno dei consumatori.

Per rompere questa situazione, che configura una speculazione deviata, non basta la moral suasion che ieri ha visto andare in scena, nella Commissione di allerta rapida, un vero e proprio braccio di ferro tra l’industria, che non intende ridurre i prezzi al consumo, e le associazioni dei consumatori. Affinché tutta la filiera abbia il giusto valore è necessario redistribuire i pesi dei vari attori.

Le soluzioni non mancano

Per armonizzare il mercato, servono riforme vere. Misure economiche potenti, come la Cun, sono state bloccate dagli industriali, refrattari all’idea trasparente di un prezzo unico nazionale. E refrattari all’idea trasparente di un registro della tracciabilità.

Occorrerebbe invece ancorare, proprio attraverso la trasparenza della Commissione unica nazionale (CUN), i prezzi al consumo dei prodotti finiti con quelli all’origine, tracciare con il registro telematico tutti i movimenti di carico e scarico dei molini (senza proroghe) e tutelare il nostro grano italiano di qualità con misure ad hoc.

I contratti di filiera, ad esempio, non hanno dimostrato di essere la risposta esaustiva al problema. Solo il 10-15% del mercato li ha utilizzati. La maggioranza del mondo agricolo non ritiene che siano uno strumento utile perchè aumentano la dipendenza economica dei produttori rispetto alle industrie e ai commercianti e dunque gli abusi.

Invece di insistere sui contratti di filiera, che comportano inutili aggravi per il bilancio dello Stato, la strada da seguire da parte del governo italiano nell’interesse generale della nazione e del bilancio sanitario, potrebbe essere quella americana del Desert Durum.

E’ l’unico modo affinchè il nostro grano di qualità esca fuori dalle commodities e diventi un brand di valore riconosciuto nel mondo.

Infine Mister prezzi dovrebbe riferire rapidamente le dinamiche sospette al Ministro Urso che ha i poteri per fare segnalazioni ad hoc all’ Antitrust e sollecitare formalmente ispezioni della Guardia di Finanza. Stessa operazione sui prezzi all’origine dovrebbe promuovere il Ministro Lollobrigida, che nei giorni scorsi ha risposto al Question Time in Senato sulle preoccupazioni del mondo agricolo e dei consumatori. Non c’è alternativa perchè la strada della moral suasion con gente così è acqua fresca.

(*) Fonte: Bollettino “3 per 3” Foggia

Crisi grano: Question Time al Senato con Ministro Lollobrigida

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