Autonomia con il binocolo. Stop di Confindustria e Cattolica
I paletti posti dal vice presidente degli industriali stanno a significare che sull’Autonomia le richieste delle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna saranno rigettate. Anche l’Università Cattolica boccia la riforma.
Calderoli temeva che fossero alcuni ministeri a fare melina nella definizione dei Lep per impedire al suo progetto di riforma di andare avanti e mantenere il potere a Roma. E aveva anche aggiunto che in tal caso lui avrebbe tolto il disturbo.
Invece lo stop è arrivato proprio dagli industriali. Un ostruzionismo non da poco. Tre i paletti posti dall’ organizzazione delle imprese sul disegno di Autonomia differenziata:
- non deve compromettere l’unità nazionale;
- vanno escluse dalle richieste le materie strategiche per l’economia;
- non devono esserci risvolti negativi per la spesa pubblica;
La posizione degli industriali è stata saggiamente illustrata durante un convegno dello Svimez sull’Autonomia differenziata. Il vice presidente degli industriali, Grassi, ha spiegato le ragioni della loro posizione:
“Siamo in un momento in cui parlare di competitività dei territori è riduttivo. Ad esempio sulle reti energetiche o su quelle della comunicazione l’industria nel mondo sta affrontando le sfide del 5.0 mediante grandi sistemi organizzati. Usa e Cina hanno messo sul piatto cifre inimmaginabili. Non è dunque possibile che in Italia queste scelte possano essere declinate da campanilismi regionali invece che da scelte comuni condivise dentro il mercato unico europeo”.
Il sogno di costituire quel “grande Nord” di Calderoli &Co fondato proprio sulle reti infrastrutturali e immaginato agli albori del leghismo, dovrà dunque infrangersi. Calderoli potrà guardare quel sogno dal binocolo perchè non sarà consentito al Nord di gestire autonomamente porti, aereoporti, autostrade e ferrovie. Questi temi riguardano materie strategiche per l’economia nazionale.
E non si tratta di egoismo, lo hanno già dimostrato gli elettori penalizzando la Lega!
Calderoli infatti aveva dichiarato:
“Chi al Sud contesta l’Autonomia è un egoista rispetto al Nord, perchè in questo modo, in Italia, ci sono 12 regioni del centro nord che danno più di quello che ricevono e altre 8 regioni che ricevono più di quel che danno”.
Nel dibattito sui risvolti negativi per la spesa pubblica è intervenuta anche l’università Cattolica. L’Osservatorio conti pubblici dell’università, ha bocciato la riforma.
Se finora nessuno era stato in grado di indicare a Calderoli l’articolo o il comma con cui si voleva dividere il paese, adesso il messaggio gli è arrivato “chiaro” dal mondo delle imprese.
Se ne faccia una ragione…a prescindere dalla firma del Capo dello Stato al Ddl.
Ora tocca al Parlamento, dove il provvedimento dovrà garantire una vera perequazione tra Nord e Sud, finanziando prima i Lep e superando la spesa storica. Insomma, un iter che si annuncia molto lungo se prima non si trovano le ingenti risorse.
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